Hunger Games è giunta, da mesi ormai, alla fine con la seconda parte del "Canto della vittoria". Abbiamo parlato su questo blog spesso della saga tratta dai libri di Suzanne Collins e non vedevamo l'ora che finisse per poter non vedere piu' materiale "markettaro" di una vera agonia cinematografica iniziata già dal secondo capitolo...
Il primo capitolo della saga Hunger Games aveva tanto da offrire: sociologia politica mischiata a violenza efficace e fantasy moderno. La terra di Panem, i suoi distretti, Capitol City col dittatore, i giochi per la morte o la gloria (un po' Colosseo moderno) erano tutti elementi oleati che giravano alla perfezione (come del resto il testo letterario di Collins). La fotografia davvero bella, i costumi idem, l'adattamento di Gary Ross che lo fa sembrare meno commerciale del previsto. Naturalmente elementi di amore eternante e idoli dei teenager non potevano e dovevano mancare (ma era il minor male). Finita la visione del film...aspettavi con goduria la seconda parte delle avventure dell'eroina Jennifer Lawrence con il suo arco e il suo uccello di fuoco (anche per vedere se era quello di Peeta o dello storico fidanzato Gale). E invece di arriva al secondo capitolo della saga cinematografica con la sensazione che stia per iniziare un'agonia lunga ancora tre film...
"La ragazza di fuoco" (secondo capitolo della trilogia) è ancora guardabile con lei vestita come una dea, tutto diventa spettacolo, e la preparazione dei nuovi giochi. Edizione "speciale" stavolta, edizione vip con i vincitori delle edizioni passate e quindi con Katniss e Peeta che si devono allenare. Conoscono nuovi giocatori e fanno nuove alleanze (eccolo spuntare anche il figo del momento per la gioia di teenager che urlano con slippini in mano da lanciare, stiamo parlando di Finnick cioe' Sam Claflin). Insomma, anche se ci fanno aspettare tutto il primo tempo, riescono a mettere la carne sul fuoco e riescono anche a nn bruciarla....ma già si intravede l'inizio di dialoghi/piagnistei stancanti e ragionamenti sentimentali da tagliarsi le vene.
Arriviamo alla fine della saga, della trilogia della Collins, che dividono in due parti per la nostra allegria. I risvolti politico-rivoluzionari, i distretti iniziano a svegliarsi grazie all'uccello di Katniss (no, tranquilli, non è diventata una trans), diventano la parte predominante de "Il canto della vittoria" e viene dato spazio a Woody Harrelson, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman. A questo punto penserete che la cosa diventa interessante con questi pezzi da novanta e questa premessa ed invece....Invece diventa tutto molto noioso anche grazie alla volontà di dividere questo capitolo della trilogia in due parti: dialoghi strabordanti riempitivi, la brodaglia si allunga e i cocktail diventano annacquati, riflessioni che sfiorano il ridicolo. Lo spettacolo viene dato solo dalla figura di Katniss ingaggiata da Julianne Moore a capo della rivoluzione che la fa seguire dalle telecamere per galvanizzare i distretti contro il perfido Presidente Snow (il buon Donald Sutherland).
Inizia l'agonia che non ha alcun anestetico nella seconda parte del Canto della Vittoria: Katniss, Peeta rincoglionito e plagiato da Snow, Gale e i militari rivoluzionari avanzano su Capitol City per finalmente portare a termine la rivoluzione. Esplosioni qui e la', Katniss che è confusa: torno con Gale (Liam Hemsworth) o rivoglio Peeta? Ma Peeta è ancora rincoglionito e via con Katniss che cerca di risvegliare i suoi ricordi per tutto il film. Finale bucolico...e tanto ridere!
Vi lascio con una serie di parodie:
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